(Ri)leggere le Lettere di sant'Ignazio
Le “Regole per il vero sentire nella Chiesa» che Ignazio ha posto alla fine degli Esercizi, esplicitano il primo dei punti da tener presenti quando si fa elezione: che le cose di cui si vuole fare scelta siano di appoggio alla Chiesa gerarchica (Ej 170). Il fedele le obbedisce perché «crede» che fra il nostro Signore e la sua «vera sposa» che è «la nostra Santa Madre» (Ej 353), «vi è lo stesso Spirito che ci governa e ci regge per la salvezza delle nostre anime» (Ej 365). Il messaggio che il santo indirizza al successore del «sacerdote Giovanni», la figura quasi leggendaria del regno di Etiopia, è animato dalla preoccupazione dell’unità, attorno alla Sede apostolica. È a motivo di essa che si lascia il giudizio proprio, anche laddove vediamo le cose in modo contrario. In un tutt’altro contesto, il papa Giulio III affermava: «che non voleva disfare quello che aveva fatto lo Spirito santo» (Epp 4525: VII, 93), facendo capire che a dettare la regola dell’obbedienza è lo Spirito che unisce Cristo al suo Corpo.
Al Negus Claudio de Etiopia
23 febbraio 1555
[…] A s. Pietro e ai suoi successori Cristo N.S. promise e poi diede le chiavi del regno dei cieli. Le promise solo a lui quando gli disse, come riferisce l’evangelista Matteo: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli e quanto legherai sulla terra, sarà legato nei cieli, e quanto scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,18-19). E le diede, compiendo la sua promessa, allo stesso Pietro, dopo la risurrezione e prima di salire al cielo, chiedendogli tre volte, come racconta l’evangelista s. Giovanni: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di questi?». E dopo la risposta: «Pasci le mie pecore» (Gv 21,15.17), e affidandogli non una parte di esse, ma l’intero gregge, con il potere assoluto di sostenere e nutrire i fedeli ovunque si trovino con il pascolo della vita e della religione cristiana, e di condurli ai pascoli celesti della beatitudine eterna. Agli altri suoi apostoli Cristo N.S. diede l’autorità come delegata, a s. Pietro e ai successori come ordinaria e piena, perché ne comunicassero a tutti gli altri pastori quella che fosse necessaria, dato che da questo sommo pastore la debbono prendere e riconoscere. […] La Chiesa cattolica non è che una sola in tutto il mondo, né è possibile che una sia sotto il pontefice romano e un’altra sotto quello di Alessandria. Come Cristo, suo sposo, è uno, così la Chiesa, sua sposa, non è che una […]. Per questo dopo disse s. Giovanni: «E si farà un solo ovile sotto un solo pastore» (Gv 10,16). […] La Chiesa, che è una, fuori della quale non c’è alcun bene; infatti chi non stesse unito al suo corpo, non riceverebbe da Cristo N.S., che è il suo capo, l’influsso della grazia che vivifichi la sua anima e la disponga alla beatitudine. […] È beneficio singolare essere uniti al corpo mistico della Chiesa cattolica, vivificato e retto dallo Spirito Santo che, come dice l’evangelista, gli insegna ogni verità (Gv 16,13).
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