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49. Artigiani di pace

(Ri)leggere le Lettere di sant'Ignazio



La pace, uno dei dodici frutti dello Spirito Santo. Fra le opere che Ignazio loda espressamente negli Esercizi ci sono le «indulgenze» (Ej 358) che la Chiesa raccomanda di fare «per ottenere la pace» (Ej 42) in un mondo dove sempre di nuovo sorge la «guerra» (Ej 106). Ai suoi il Signore risorto ha dato la pace (Ej 304), ma «il tentatore» (Ej 274) cerca di toglierla dal loro cuore (Ej 333). Il santo si è impegnato instancabilmente a favore della riconciliazione. «Anche se malato, non ho voluto mancare di mostrarvi con questa mia lettera la grande consolazione che ho avuto con tutta questa casa, quando ho saputo dell’intesa e della fine della lite», scrive ad esempio a un amico della Compagnia a Sevilla (Epp 4651: VII, 321). A Francisco de Borja ha chiesto di obbligarsi a promuovere la riconciliazione di suo figlio e successore con i suoi nemici (Epp 2814: IV, 382-383). Si sforzava di spegnere ogni contenzioso, anche laddove avrebbe potuto rivendicare un diritto (Epp 756: II, 459-460). La presente lettera, indirizzata al segretario del viceré Juan de Vega e amico della Compagnia, ne dà un’altra attestazione.



A Pedro Marquina

Agosto 1547

Poiché sono certo che Vostra Grazia vi troverà piacere in Domino, Vi mando un riassunto delle cose che sono successe a Firenze. Benché avessi potuto rispondere a Vostra Grazia con un corriere che è partito da qui circa otto giorni fa, non l’ho fatto per aver abbastanza tempo perché la controversia fra il Sig. Nirgon e Joán de Segovia potesse essere conclusa entro cinque o sei giorni; e così è piaciuto a Dio N.S. che venerdì scorso, nella notte tra le otto e mezzo e le nove e mezzo essa è giunta al termine che tutti noi abbiamo tanto desiderato. E perché ho pregato Mondragón [il procuratore di Pedro] di scrivere più a lungo a Vostra Grazia sulla difficoltà dell’intesa, e al signor Luis de Mendoza sulle sue condizioni e clausole, non vi è più motivo di dilungarsi al riguardo. Sono molto felice di esser arrivato al miglior fine che ci era possibile, avendo potuto risolvere una vicenda con qualcuno con cui io non mi intendo.

CB XIII/5_4 [Epp 191: I, 583-584)








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