(Ri)leggere le Lettere di sant'Ignazio
Alla morte di suo marito, Isabel Roser si era presa a cuore, assieme all’arcidiacono Jaime Cazador, della riforma dei conventi a Barcellona e in Catalogna. Ignazio sostiene questo loro sforzo, ma ben presto nascono delle incomprensioni. Perciò, cerca di chiarire le cose con lui, come anche con il Maestro Laurentius García, un’altra sua conoscenza di fiducia, nel suo desiderio di venire in aiuto alle anime, specialmente quelle consacrate. Nei rapporti interpersonali possono intervenire dei malintesi e questi non vanno allontanati soltanto con lo sforzo paziente di spiegarsi meglio. La regola che ha posto a «praesupponendum» degli Esercizi chiede soprattutto di agire con umiltà e «con amore» (Ej 22). Nella lettera che scrive alla Roser, Ignazio mostra di seguire l’«esempio» (Ej 289) che Gesù ha dato a san Pietro nell’ultima Cena (cf. Gv 13,14-15).
A Isabel Roser
(1° febbraio 1542)
Il Cazador mi ha scritto una lettera che mi dà l’impressione che le lettere nostre non sono intese nello stesso spirito in cui sono scritte. Gli rimando quindi la sua missiva, pregandolo di spiegarsi meglio, con un’altra che mi ha scritto il Maestro Laurentius, scrivendogli anche io una lettera, e questo, abbassandomi e umiliandomi quanto posso, come sempre desidero fare con tutte [le persone], e spiegandomi su alcune cose per essere meglio inteso. Vi invio tutte e tre le lettere, soltanto quella a Cazador è chiusa; consegnate loro la posta dopo averle lette.
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